GLI AFFRESCHI DELL’ ABSIDE
Nel 1948
fu affidato al pittore Carlo Cocquio l’affrescatura dell’abside con due quadri raffiguranti
il processo a Giustina e Cipriano ed il
martirio dei due giovani ordinato dall’imperatore Diocleziano nel IV secolo a Nicomedia. Nota curiosa: il pittore
Cocquio, per meglio inserire la vicenda della Santa Patrona nel contesto della
comunità afforese, si ispirò a veri personaggi del quartiere . Particolare fu
la designazione della figura di Satana sconfitto e cacciato in un angolo della
scena: il parroco don Tognola segnalò al pittore un ragazzo la cui vivacità ed
irrequietezza erano ben note tra la popolazione. Da notare il grande contrasto
di luci ed ombre tra la serafica figura di Giustina e la tenebrosa immagine del
demonio tentatore.
Nella scena del martirio è ben visibile tra il pubblico la
figura del parroco don Tognola, solerte animatore nella gravosa opera della
ricostruzione della parrocchiale. Le vicende raffigurate negli affreschi dell’abside
si riferiscono a Giustina (e Cipriano) che per molto tempo, sino a qualche
decennio fa, i parrocchiani avevano indicato come Patrona. Ricerche successive
hanno condotto invece all’identificazione della Patrona in Giustina, giovane
martire di Padova, molto più aderente a documentazione storica che non la
leggenda di Giustina e Cipriano.
Le artistiche vetrate, raffiguranti gli Angeli
della Fede e della Testimonianza, fanno da cornice alla vicenda dei due martiri
rimarcando il profondo significato del loro sacrificio.
Nella parte centrale
domina la mano benedicente del Creatore con le iniziali Alfa ed Omega inserite
in una gran croce attorniata da quattro medaglioni raffiguranti i simboli degli
Evangelisti.
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