Pubblichiamo nella pagina de "La Buona Parola", il numero di maggio, "Ave Maria".
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venerdì 31 maggio 2013
domenica 19 maggio 2013
sabato 11 maggio 2013
NO ALLA 'NDRANGHETA: ISTRUZIONI PER L'USO
Il 18 e il 19 maggio si terrà una "due giorni" di eventi culturali educativi e sportivi, per dire no alla 'ndrangheta e a tutte le mafie: per conoscere il fenomeno e imparare gli strumenti per fermarlo, tutti insieme (cittadini, associazioni, cooperative e istituzioni).
Il 9 ottobre 2011 un incendio ha colpito il Centro Sportivo Ripamonti di Via Iseo. Il 13 ottobre successivo, ci fu una mobilitazione cittadina per il quartiere di Affori. A un anno di distanza, è stata organizzata un'assemblea pubblica presso Villa Litta. Da quell'assemblea, un gruppo di cittadini si è riunito per far vedere che la cittadinanza non ci sta alle provocazioni mafiose. E lo fa con dibatti e attività sportive lungo due giorni: qui il volantino coi nomi, appuntamenti e luoghi (tra i quali segnaliamo: Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria; Antonio Nicaso, giornalista e scrittore, David Gentili, presidente Commissione Antimafia Comune di Milano, Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente Commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace (in video conferenza)) e l'adesione di diverse organizzazioni (tra le quali: Libera, AmmazzateciTutti, Addio Pizzo, Terre di Mezzo). L'iniziativa, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Milano e delConsiglio di Zona 9, delle Associazioni Genitori Cesari e Cassinis, della Coop. Abitare, GAStronomi Niguarda e dell'Ordine degli Avvocati di Milano, serve anche per dare rilievo alla ricostruzione del palazzetto: a due anni dall'Expo, Milano non si può presentare con questo biglietto da visita proprio in uno dei quattro ingessi alla città.
Hanno scritto dell'iniziativa: Il sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano
martedì 7 maggio 2013
BENI ARTISTICI E CULTURALI: Gli affreschi ai transetti
GLI AFFRESCHI AI TRANSETTI
Nel 1942 fu
affidato al pittore Carlo Cocquio il primo incarico di affrescare con quattro
episodi della vita di Gesù gli spazi alti dei transetti. Vennero pertanto
scelti quattro momenti particolari tratti dal Vangelo: la nascita a Betlemme, il
discorso della montagna, l’ elezione di Pietro a capo della Chiesa e la
deposizione dalla Croce.
Nell’affresco della Natività l’espressione
dolcemente materna di Maria, l’estasiata ammirazione di Giuseppe . l’umile e
semplice offerta di doni dei pastori, vengono irradiati dalla luminosa immagine
del piccolo nato Figlio di Dio. L’Angelo/stella annuncia al mondo avvolto dalle
tenebre e dal freddo delle notti betlemite il grande annuncio che a noi è nato
il Salvatore.
Il
discorso della montagna riassume il programma della dottrina
del Verbo: la nuova scelta di valori fondamentali per un cammino verso il
Regno. Il popolo d’ogni età e condizione attornia il Messia e Lo ascolta con
attenzione. Una Parola che giunge sino a
noi che ammiriamo Gesù, a mano alzata, che pronuncia il suo messaggio: “Beati”
Gesù affida la nascente Chiesa a Pietro,
fondandola sulla roccia: “Tu sei Pietro e su questa pietra fondo la mia Chiesa”.
Gli Apostoli assistono al grande evento in cui Cielo e terra si toccano per la
continuità della Buona Novella di salvezza per il nuovo popolo di santi.
All’estrema sinistra un Giuda (senza aureola) stringe tra le mani il prezzo del tradimento, ponendosi fuori da quella Chiesa che Gesù sta consegnando a Pietro.
Un’atmosfera di dignitoso dolore soffonde la scena
della deposizione: gli sguardi fissi su quel Corpo martoriato ed
inerte, abbandonato in mani pietose ed amiche. Maria accenna ad un’ultima
materna carezza al suo Figlio, la Maddalena ad un delicato quanto significativo gesto di affetto,
Giovanni ad un moto di pietà. Ma quelle membra dal pallore marmoreo della morte
quanta vita sprizzeranno dall’incavo oscuro e roccioso del sepolcro di Giuseppe
d’Arimatea.
Quattro affreschi che sintetizzano la vita del
Messia, dalla nascita alla proclamazione della Buona Novella, dalla fondazione
della Chiesa alla definitiva chiusura della vicenda umana del Messia, preludio
alla gloriosa resurrezione. Un micro vangelo che ci richiama alle verità di
fede che ci fanno un testimoniante “popolo di Dio”.
BENI ARTISTICI E CULTURALI: Gli affreschi dell'abside
GLI AFFRESCHI DELL’ ABSIDE
Nel 1948
fu affidato al pittore Carlo Cocquio l’affrescatura dell’abside con due quadri raffiguranti
il processo a Giustina e Cipriano ed il
martirio dei due giovani ordinato dall’imperatore Diocleziano nel IV secolo a Nicomedia. Nota curiosa: il pittore
Cocquio, per meglio inserire la vicenda della Santa Patrona nel contesto della
comunità afforese, si ispirò a veri personaggi del quartiere . Particolare fu
la designazione della figura di Satana sconfitto e cacciato in un angolo della
scena: il parroco don Tognola segnalò al pittore un ragazzo la cui vivacità ed
irrequietezza erano ben note tra la popolazione. Da notare il grande contrasto
di luci ed ombre tra la serafica figura di Giustina e la tenebrosa immagine del
demonio tentatore.
Nella scena del martirio è ben visibile tra il pubblico la
figura del parroco don Tognola, solerte animatore nella gravosa opera della
ricostruzione della parrocchiale. Le vicende raffigurate negli affreschi dell’abside
si riferiscono a Giustina (e Cipriano) che per molto tempo, sino a qualche
decennio fa, i parrocchiani avevano indicato come Patrona. Ricerche successive
hanno condotto invece all’identificazione della Patrona in Giustina, giovane
martire di Padova, molto più aderente a documentazione storica che non la
leggenda di Giustina e Cipriano.
Le artistiche vetrate, raffiguranti gli Angeli
della Fede e della Testimonianza, fanno da cornice alla vicenda dei due martiri
rimarcando il profondo significato del loro sacrificio.
Nella parte centrale
domina la mano benedicente del Creatore con le iniziali Alfa ed Omega inserite
in una gran croce attorniata da quattro medaglioni raffiguranti i simboli degli
Evangelisti.
BENI ARTISTICI E CULTURALI: L'affresco del semicatino
L’AFFRESCO DEL SEMICATINO
Distrutta in seguito al bombardamento del 10
Settembre 1944, l’area del semicatino sovrastante l’abside venne ricostruita
nel 1945 e affidata alla maestria
del pittore Carlo Cocquio. La scena raffigurata ci presenta in un spazioso
orizzonte la S. Trinità in gloria: il Padre, lo Spirito Santo ed il Figlio, in
continuità spaziale, in un cielo a nubi concentriche son circondati da dodici
Arcangeli che cantano l’eterna lode al Cristo Risorto. Un gruppo di dieci Santi
affianca il Cristo in gloria ed ai lati
estremi due angioletti recano cartigli con scritta. I dodici Arcangeli
rappresentano le dodici tribù d’Israele ed i Santi raffigurati sono quelli che
nell’antica Affori erano oggetto di devozione in cappelle loro dedicate e
sparse nei campi del territorio.
Partendo da sinistra vediamo S.
Severo – artigiano scalpellino e poi vescovo del IV secolo, S.
Eurosia vergine, la cui cappella
venne edificata solo nel 1698, S.
Clemente I papa e martire, S. Giustina martire di Padova, la
nostra Patrona, Maria SS. S. Pietro, S. Mamete,
giovinetto martire di Cappadocia, l’Arcangelo S. Michele, il difensore
contro le forze del male, S. Apollinare, primo vescovo di
Ravenna del II secolo, S.
Martino vescovo di Tours . Santi già citati nel “Liber Notitiae
Sanctorum Mediolani” opera del canonico di Rovello Goffredo da Bussero,
datata 1285.
Delle antiche cappelle
solo quella dedicata a S. Mamete, coi suoi preziosi affreschi del 1100, si è salvata nel corso dei secoli ed ancora
oggi ci racconta della profonda devozione dei nostri antenati. L’angioletto
alla sinistra, detto “l’angelo del dolore” col cartiglio
ricorda la triste notte di morte del 10 Settembre 1944 che distrusse la parte
nord della parrocchiale. L’angioletto alla destra, detto “ l’angelo della gioia”
nel cartiglio ricorda lo sforzo solidale e generoso di tutta la popolazione
compiuto per la ricostruzione di quanto la violenza della guerra aveva
distrutto.
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